Gli isolotti su cui sorge Venezia, ben centodiciotto, furono formati dai detriti che i vari fiumi, che sboccano nel mare Adriatico, trasportavano verso il mare.
Fin dai primi secoli avanti Cristo l’ambiente della laguna veneta era desolato; nelle zone paludose esistevano solo piccoli insediamenti di uomini che sapevano muoversi tra l’acqua, il fango, la sabbia e la terra di quei canali e di quelle isole, separati e protetti dalla forza del mare Adriatico da sottili banchi di sabbia, detti lidi, le attuali isole del Lido e di Pellestrina.
I primi abitanti si dedicavano all’agricoltura, alla pesca e allo sfruttamento delle saline: erano produttori di sale, pescatori, contadini e cacciatori, nonché abili costruttori e conduttori di barche lacustri e marine.
Sulla terraferma e nell’entroterra nei primi secoli dopo Cristo esistevano importanti città fondate dai Romani, perciò dette romane, ma abitate da popolazioni venete; ricordiamo Aquileia, Padova, Concordia, Oderzo, Altino.
Nel 410 d.C. Alarico, re dei Visigoti, e più tardi, nel 452 d.C. Attila, re degli Unni, invasero e devastarono la fertile pianura veneta, assediando e distruggendo le fiorenti città romane; le popolazioni locali fuggirono dall’entroterra e dalla terraferma trovarono rifugio nelle isole sabbiose e fangose della laguna veneta, dette "barene".
I nuovi abitanti si impegnarono in un lungo e duro lavoro per bonificare il terreno: costruirono palafitte per sostenere le nuove abitazioni e scavarono canali adatti per la navigazione interna.
Nel VI secolo, a causa delle invasioni dei Longobardi in Italia, si trasferirono nelle isole lagunari non solo ancora gruppi di persone, ma anche le istituzioni civili; in quel periodo le isole della laguna dipendevano da Bisanzio (Costantinopoli), capitale dell’Impero Romano d’Oriente, e costituivano una provincia, detta Provincia della Venezia, amministrata da un rappresentante dell’imperatore bizantino, detto "dux".