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LIBRERIA SANSOVINIANA
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Successivamente c’è la Sala della Libreria, ripristinata oggi nel suo aspetto originario; sopra la porta di ingresso si vede una lapide,
per ricordare il trasferimento in questa sede dei codici del Cardinale Bessarione, avvenuto nell'anno 1553.
Il soffitto della sala
è a volta ed è tutto dorato con opere di pittori del tempo, ognuno dei quali eseguì una fila di tre comparti; Paolo Veronese lasciò
“Il Canto”, “La Musica” e “L’Onore”.
Nel 1812 la Libreria Sansoviniana venne occupata da Napoleone che la trasformò in Reggia.
La biblioteca
fu trasferita nel Palazzo Ducale e nel 1905 passò nell’attiguo palazzo della Zecca; nel 1929 la biblioteca ritornò nella sede originaria
presso la Libreria Sansoviniana.
Alle pareti della sala vi sono dei dipinti , che ritraggono antichi filosofi, di Paolo Veronese e
di Jacopo Tintoretto.
Ai lati della sala vi sono dodici tavoloni, schierati per due, nelle cui vetrine si conservano codici molto
antichi e preziosi.
Si passa poi alla scala a due rampe con decorazioni a stucco.
Al piano superiore si trova la Libreria Sansoviniana, composta da un’antisala
e dal famoso Salone Dorato.
Nel soffitto del vestibolo al centro si ammira la tela con la “Sapienza” di Tiziano Vecellio.
Questa sala,
pensata inizialmente come aula dove tenere lezioni pubbliche di filosofia, alla fine del 1500 venne trasformata dallo Scamozzi in
museo, per custodire la collezione di antichità, lasciata a Venezia dal Cardinale Domenico Grimani e da suo nipote Giovanni, Patriarca
di Aquileia. Questa raccolta oggi è conservata nel museo Archeologico.