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COLONNE DI MARCO E TODARO
Per questa sua impresa, il governo di Venezia concesse al Barattieri l’unica licenza autorizzata per il gioco d’azzardo pubblico,
detto di baratto, assolutamente proibito in tutta la città, ma fattibile solo tra queste due colonne.
Tra le colonne veniva
sistemato anche il palco per le esecuzioni capitali.
Monolitiche e di granito orientale rosso scuro, le colonne posano su basi a gradini,
decorate agli angoli da sculture veneto-bizantine del 1100, raffiguranti i mestieri; in alto sono sormontate da capitelli sempre veneto-bizantini
della stessa epoca.
Sulla colonna verso Palazzo Ducale si vede il Leone di San Marco in bronzo, in origine forse una chimera, ritenuta
da alcuni di arte etrusca, da altri di arte persiana, da altri ancora di arte cinese, a cui furono poi aggiunte le ali per simboleggiare
San Marco; grazie a un radicale restauro abbastanza recente, la si può ammirare in tutto il suo splendore.
Sulla colonna verso la Libreria
poggia la scultura di Todaro, San Teodoro, santo greco, primo protettore di Venezia, prima dell’arrivo a Venezia delle spoglie di
San Marco nell’828 d.C.; oggi la statua sulla colonna è una copia dell’originale che è conservato nel Palazzo Ducale per il cattivo
stato di conservazione.
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Nel 1100 la zona della Piazzetta de San Marco fu interrata e verso la riva di Molo San Marco, con grande maestria, furono innalzate
le Due Colonne de Marco e Todaro, portate dall’Oriente in questo stesso periodo.
Si racconta che, in origine, le colonne erano tre,
ma che una di queste, durante lo sbarco, cadde in acqua e non venne più ripescata.
Ancora secondo la tradizione, chi riuscì a erigere le due colonne monolitiche in granito fu un geniale costruttore bergamasco, Nicolò
Barattieri.
Il Barattieri, già inventore del montacarichi a contrappeso e costruttore anche del Ponte de Rialto in legno, con
non poca astuzia riuscì, poco per volta, a sollevare le due colonne e a verticalizzarle.