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CAMPANILE DI SAN MARCO
Il crollo non fece, per fortuna, nessuna vittima, e gli stessi danni agli edifici circostanti furono limitati: la “Pietra del bando”,
una colonna di porfido, posta all’angolo della basilica dalla parte della Piazzetta San Marco verso il Molo, frenò la caduta del campanile
sull’angolo della chiesa, impedendone il suo crollo; sepolte dalle macerie e molto rovinate furono invece la Loggetta e una parte
della Libreria Sansoviniana.
La sera stessa dell’evento si decise che era urgente ricostruire il campanile; così il 25 aprile del 1903
fu posta la prima pietra della nuova costruzione, che fu consegnata pronta nove anni dopo, nel 1912.
L’edificio fu ricostruito fedelmente “dov’era
e com’era”, cioè identico e nello stesso posto di prima.
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Il Campanile de San Marco, chiamato “El paron de casa”, il padrone di casa, sorge isolato vicino alla Basilica.
Sorto su preesistenti
fondazioni romane intorno all’800 con il doge Pietro Tribuno, fu costruito in più momenti, assumendo l’aspetto definitivo e rinascimentale
nel 1500.
Inizialmente questa torre massiccia faceva da faro ai naviganti e, grazie prima alla copertura della cuspide, che rifletteva
la luce del sole, e poi ai bagliori dell’angelo d’oro, posto in alto, era ben visibile da chi proveniva dal mare.
Resistette a fulmini
e terremoti per secoli, ma il mattino del 14 luglio del 1902, quasi improvvisamente, il campanile crollò, sedendosi su se stesso.
Fin dall’antichità sul campanile c’erano cinque campane; nel crollo quattro andarono distrutte e poco dopo furono rifuse.
Ogni campana
aveva un proprio specifico nome: Marangona, dal veneziano “marangon”, cioè falegname, era la campana maggiore, l’unica che si salvò dal
crollo; al suo suono gli artigiani delle varie arti iniziavano o terminavano la loro attività e, inoltre, avvisava l’inizio delle
riunioni del Maggior Consiglio.